In duomo grigio (Giorgia)
Quando si è varcato il grande portale del duomo, si ha l’impressione di trovarsi al sicuro entro la guardia dei muri, e di respirare sotto la veglia degli archi aperti.
Ma oggi il duomo sa di pioggia e il riverbero giallo delle lampade accese non basta a illuminarlo: nel grigiore, sopra la gente grigia, le colonne fasciate d’ombra, gli affreschi scolorati, splende vivo soltanto l’altare, ma è così lontano e slegato da chi pensa e non riesce a imbastire preghiera. La voce del prete che dice messa accompagna ma non penetra nel groviglio.
Si è svegliato l’organo e la musica che si diffonde, sale, guida il pensiero fuori dal grigiore: è mattina d’estate e piove la prima luce dalle finestre lunghe dell’abside e, sulle pareti, le storie dipinte si raccontano vive, l’oro rosso del sole appena sorto accende l’altare, veste le colonne, si stende a sfiorare la gente china tra le navate.
L’organo tace, nel duomo grigio, pregare diventa un moto d’ali di uccello caduto che non riesce a tentare il volo.