I Professori (Francesca) Scoccano le sette e trenta: il signor Preside varca la soglia della scuola. Ognuno cerca subito di farsi il più piccolo possibile ed una leggera tremarella invade tutti. Quando poi qualcuno si azzarda a sbirciarlo da dietro una porta o da sotto la panca, lo vede immerso nella seria lettura di un serio quotidiano (chissà però che fra quelle pagine non si celino i fogli della Gazzetta dello Sport con le notizie del Giro d'Italia? Se così fosse, questo sarebbe l'unico punto di accordo con noi, vero Cereser?). Si appoggia quindi allo stipite della porta e attende l'arrivo dei professori. Dopo una ventina di minuti, giunge velocissima la signorina Cantarutti, con il capo reclinato sulla spalla sinistra…
Quella di italiano (Elisa S.) A scuola, la signorina di Italiano grazie alla rapidità delle sue gambe, arriva sempre, con nostro grande rammarico puntuale (c’è però chi asserisce che a Rosario arriva gli ultimi dieci minuti). Dimentica, con una certa costanza, la borsetta e può ringraziarci se non ce ne siamo mai impossessati. Il guaio sta nel fatto che non dimentica mai la testa a casa come vorremmo. Fino a poco tempo fa era severissima, ma questi ultimi giorni, forse intenerita per il fatto di dover lasciarci, si è fatta un po' più mansueta.
L’ultima ora (Prof.ssa Barbares) Eravate tutti in classe stamattina, ed ho come sempre, frenato la irrequietezza di uno, seguito l’ansia di un altro, corretto un errore e… messo le mani nei capelli ascoltando una strana interpretazione del testo latino. Le ultime ore trascorse in mezzo a voi … i miei ragazzi. E questo è l’ultimo numero dell’Indisciplinato e mi sono appropriata della prima colonna. Succede a chi parte, o a chi resta di avere molte cose da dire e di non trovare parole adatte. Anche il nostro è un partire, o meglio dividere la strada. Cercate di non badare al discorso difficile: da oggi, in fondo in fondo, voi finite di essere i miei ragazzi. Vi lascio sulla porta dell’esame (come agnelli fra i lupi, abbiamo detto scherzando l’altro giorno) e mi sarebbe piaciuto dare a tutti una certezza di promozione perché, se vi guardo negli occhi uno alla volta, esprimete tutti l’identico desiderio. Ma sapete che la giustizia regge nelle sue mani una bilancia esatta sui cui piatti non oserei mai porre accanto ai meriti ed ai demeriti di ognuno, l’affetto che d’altra parte, è uguale per tutti. Per questo affetto faccio un po’ di fatica a salutarvi, ragazzi, a dirvi le cose che avrei voluto, a raccomandare la calma ad uno, la riflessione all’altro, e il coraggio, e la chiarezza… Ma al di là dell’esame, per il tempo in cui ognuno di voi si troverà lungo la propria via, fate che io possa pensarvi schietti come vi ho conosciuti, onesti e fermi come vi desidero. Potrò sempre dire con un briciolo di orgoglio: - era uno dei miei ragazzi- ? Spero di sì, e vi auguro buoni esami e buona vita.
(da “Omaggio a Novella Cantarutti. Simpri ‘a si lèa sempre ci unisce” – I Quaderni del Menocchio, 2019)