"Mosaico di voci"
a cura di: Gruppo Ermellini-IIS Il Tagliamento, Spilimbergo
Lettura di "Musaici'" di Novella Cantarutti
Laura Musaici Al gno Papà Prima del musaico, sono le pietre, quelle dei greti che le vene d'acqua irrigano e compongono in disegni. Gli uomini apprendendo nel tempo l'universo, hanno accolto in sé gli spazi e intriso l'anima delle teorie mutevoli dei colori che i cieli animano e le acque specchiano: l'oro bianco, giallo, ramato delle ore del giorno e delle teorie dei giorni nelle stagioni, lo scomporsi dell'azzurro in mille bianchi e grigi opachi, le distese aranciate, il grande rosso, l'argento sul nero delle notti. Il musaico è pietra e colore. A parlarne in Friuli si evocano non sono le basiliche lagunari ma anche una plaga al piede dei monti dove si aprono i letti delle acque, dal Tagliamento al Meduna al Cellina; qui l'arte era appresa e praticata non si sa da quando.
Valentina I. Il musaico nasce nel mondo greco-romano anzi gli appartiene; il suo nome latino musaicum e musivumopus viene dall'uso di adornare con tessere colorate nicchie e fontane dedicate nei giardini alle Muse, ma i grandi musaici, forse più antichi, sono pavimentali. Tecniche e stili si evolvono tra l'età romana e cristiana. Il disegno che profila il nero o si alterna al bianco del tessellato è dapprima geometrico; compaiono poi la voluta libera del tralcio, il fiore, l'animale, le immagini dell'uomo e della divinità e le scene che illustrano i grandi quadri simbolici ancora leggibili nei pavimenti delle grandi basiliche da Roma a Ravenna lungo l’arco alto dell’Adriatico. Affacciato alle nostre lagune, Il musaico da Aquileia madre si irradia lungo i percorsi che conducono a Grado, a Concordia, a Torcello. A Venezia infine risplendono d'oro pareti e volte con i Santi a gremire gli sfondi. La ricchezza di Bisanzio, affluendo nelle terre d'Italia, ha già aperto la grande stagione del musaico Cristiano medievale.
Angela Fin dai primordi dell'arte, furono gruppi distinti di operai, - autentiche scuole - che si resero esperti nella decorazione musiva di pavimenti, pareti e volte. Anche i musaicisti di queste nostre parti costituirono scuole, magari anomale, per le quali tuttavia si contraddistinsero i paesi della fascia al piede dei monti; hanno radice da ritenere certa in Venezia dove si conducono da un tempo che va oltre i due o tre secoli documentati e tocca la metà del Cinquecento (sono attivi allora, in San Marco, due fratelli Bianchini nativi – pare - dei nostri paesi). All'esperienza che attingono, perfezionano e tramandano, contribuì indubbiamente l'attività di restauro dei musaici antichi in Venezia, in Francia e altrove. Più d’un maestro tenta opere ardite e nuove che portano nell'Ottocento il musaico realizzarsi da Parigi a Berlino, da Mosca a Copenaghen dove operano maestranze di Sequals e della plaga che gli sta intorno, nel primo aprirsi della pianura.
Maria Era magredo una volta, in quei luoghi: l'erba ingrigiva nascendo ma la terra sprizzava steli dorati e fiori sanguigni che si apparentano a quelli delle lingue vegetanti ai bordi del musaico naturale dei greti: motivi e materiali per le mani e per gli occhi. I greti hanno parte anche nell'esperienza degli allievi della singolare “Scuola di Musaico” che, pensata per Sequals, nacque a Spilimbergo nel 1922 grazie alla volontà di uomini aperti a capire le esigenze e a coltivare le possibilità dei giovani (Non posso tacere qui l'impegno e la determinazione di mio padre, sindaco allora di Spilimbergo). I musaici di Spilimbergo eseguiti su cartoni di artisti famosi o modesti al fine anche di riprodurre dipinti noti, ma soprattutto per realizzare opere originali, sono andati per il mondo. Imprese di musaicisti ripetono, lontano dal luogo d'origine, l'itinerario dell'iniziativa, dell'ingegno, della pazienza antica che sceglie, taglia, accosta le tessere, compone il disegno: il bianco incanta, il colore vive e vibra creando le immagini.