La località La Brussa di Maniagolibero (quota 353 m s.l.m.), frazione del comune di Maniago, è l'area di arrivo al piano e di partenza per la Valcellina dell'antica via di Forcella La Croce.
Dal punto 1 il sentiero si dirige verso il valico percorrendo il versante del monte Jouf affacciato sul torrente Cellina fino a Ravedis; attraversa quindi la Valle di Sant'Antonio – dove si trova l'omonima chiesetta – ed entra nella Val di Crous per poi raggiungere Forcella La Croce (760 m s.l.m.). Dal passo il percorso inizia la discesa verso Bosplans, supera il torrente Alba e prosegue per Andreis, Barcis e l'alta Valcellina.
La via collegava Maniagolibero alle ville di Andreis, Barcis, Cimolais, Claut ed Erto. Fino a un secolo fa essa costituiva l'unico accesso alla Valcellina. Il percorso ebbe un ruolo sociale, culturale ed economico di primaria importanza per i valligiani, altrimenti condannati ad un estremo isolamento imposto dalla situazione orografica e morfologica del territorio, chiuso tra le cime delle Prealpi Carniche e isolato a valle dall'orrido del Cellina.
La storia di questa antica via si lega alla presenza umana in Valcellina che indizi archeologici e toponomastici assegnano alla preistoria. In età romana il sentiero «par Crous» fungeva da naturale proseguimento delle vie di pianura convergenti nei pressi della chiesetta di San Vigilio a Maniagolibero. In epoca longobarda esso si immetteva nell'antica arteria commerciale della pedemontana, la strada «submontana castella», che collegava il mondo nordico alla pianura veneta, citata da Venanzio Fortunato nel VII secolo d.C.. Il sentiero fu poi ininterrottamente utilizzato in epoca medievale, moderna e contemporanea.
Il toponimo Brussa deriva dal friulano brusc, “sterpi o altro legname minuto”(Pirona 1871, p. 37, s.v. «brusc»; cfr. Voltapicara 1993, p. 32, s.v. «Brussa»). In friulano il vocabolo brùsse significa anche «luoghi selvosi e rupestri, specialmente calcarei e dolomitici, delle regioni montana, subalpina e alpina» (Nuovo Pirona 1967, p. 79, s.v. «brùsse»), oppure «siepe, cespuglio, fratta» (Faggin 1985, p. 113, s.v. «brusse»).
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