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Storie del Cellina tra Ravedis e Partidor

4 - Mulino


Il luogo ha visto traballanti carretti che andavano a mulino e camion a ghiaia. Al primo è mancata l'acqua, ai secondi il reddito d'impresa.

 

 

 

MULINO DI GRIZZO (rovine)

Le rovine del mulino, visibili tra la vegetazione guardando verso l’erta ripa, sono dirette testimoni della presenza dell'antica roggia di Montereale che, partendo da un'ansa ben protetta presso la stretta di Ravedis, scorreva a valle parallela al letto del Cellina, dando forza motrice ad altri opifici avviati lungo il suo corso. Il mulino di Grizzo, con macina da grano e pila da orzo, era l'ultimo di questi. Oggi l'alveo della roggia si intravede a tratti ai piedi della sponda, mentre buona parte del percorso risulta interrato. Una sua traccia, un sottopasso che la giustifica, è ancora individuabile nei pressi della stele (direzione NO a 250 m circa), all’estremo ovest del repellente a monte. Il perito pubblico Giovanni Nascimbeni, raffigurando il mulino in una mappa del 1768, lo dice “incominciato dal co. Montereale”. Nel corso dell'Ottocento venne acquistato dai conti Cigolotti e quindi dal commerciante di legnami Antonio Faelli che, nell'ultimo decennio del secolo, vi affiancò una segheria. Nei primi anni del Novecento il grande progetto per la costruzione della centrale idroelettrica di Malnisio determinò la dismissione della roggia di Montereale, decretando anche la fine dell'attività molitoria.
Bibliografia:
C. Aviani, Era un mulino, percorso tra farina e mulini nell'Ecomuseo delle Dolomiti Friulan, [presentazione] di Bernardon Michele, Barcis (PN), Ecomuseo Lis Aganis, 2008.
L. Zin, Il Cellina, 2, Pordenone, Consorzio di Bonifica "Cellina-Meduna", 1997.

 

IMPIANTO LAVORAZIONE GHIAIE (dismesso)

L'abbondanza di ghiaia sul greto del Cellina ha determinato l'avvio in area golenale di piccoli cantieri di lavaggio e, come in questo caso, di vagliatura. Il cantiere, successivo agli anni '50 del Novecento, è stato dismesso da tempo, lasciando sul posto parte delle strutture di lavorazione che, seppur in progressivo disfacimento, permettono ancora la lettura del ciclo di produzione.
 

REPELLENTI SPONDALI

Guardando a monte e a valle si osservano due dei diversi repellenti compresi nel percorso, risalenti alla prima metà del Novecento. Si tratta di opere che avevano il primario scopo di allontanare il vivo della corrente dalla sponda da dove dipartono e, come gli altri, di difendere opere e manufatti a valle. Il mutato flusso del Cellina, con la costruzione della diga di Ravedis, li ha in pratica resi inservibili. In specifici punti dell’opera (di solito uno riparato) era inserita l’usuale formella littoria con i fasci. L’accanimento iconoclasta del dopoguerra li ha praticamente distrutti tutti lasciando al loro posto la traccia dell'alloggio.
 

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