Sabato 29 ottobre, ore 17.30 - Convento di San Francesco, Pordenone
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’EVENTO MARTEDÌ 25 OTTOBRE
Il Premio Bruno Cavallini 2016 a Oscar Farinetti, Paolo Portoghesi e Giuseppe Sgarbi - Cerimonia il 29 ottobre a Pordenone
Martedì 25 ottobre alle 11,30 nella sala del chiostro dell’ex convento di San Francesco a Pordenone sarà presentata l’edizione 2016 del Premio Bruno Cavallini, istituito da Vittorio Sgarbi nel 1996 a Barcis e giunto alla XX edizione. Sono tre i riconoscimenti che saranno assegnati sabato 29 ottobre alle 17.30 al Convento di San Francesco a Por- denone.
Per questa edizione, infatti, il premio andrà a Oscar Farinetti, imprenditore, creatore di Eataly, primo supermercato dedicato all’alta qualità italiana, a Paolo Portoghesi, architetto di fama internazionale e professore emerito dell’università La sapienza di Roma dove insegna Geoarchittetura e a Giuseppe Sgarbi, padre di Vittorio e Elisabetta, far- macista per quasi mezzo secolo e scrittore che ha pubblicato il suo romanzo d’esordio all’età di 93 anni nel 2014.
Alla conferenza stampa saranno presenti il Presidente del Comitato organizzatore del premio, Maurizio Salvador e Valentina Gasparet, l’assessore alla Cultura del Comune di Pordenone, Pietro Tropeano e il sindaco di Barcis Clau- dio Traina con l’assessore alla Cultura del Comune, Lorena Gasparini.
A consegnare il Premio, promosso con il patrocinio della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Pordenone, dei Comuni di Pordenone e di Barcis e della Pro Barcis, sarà Vittorio Sgarbi, che lo istituì nel 1996 a Barcis, località turistica della Valcellina di cui è cittadino onorario, in ricordo di suo zio, Bruno Cavallini. Bruno Ca- vallini nacque il 26 maggio 1920 a Santa Maria di Codifiume, nel comune di Argenta, fu docente di storia dell’arte, poi di italiano e latino e preside a Ferrara e Milano, dove morì il 1° aprile 1984. “Uno zio – ricorda Vittorio Sgarbi coltissimo, sofisticato e sottile, quasi un Bobi Bazlen che quasi nulla scriveva, totalmente estraneo a ogni forma di potere culturale, e l’unico potere che poteva rappresentare era quello della sua intelligenza, della sua passione, delle sue idee”.“Siamo a metà degli anni ‘90, – prosegue Sgarbi – io sono Presidente della Commissione Cultura della Camera dei Deputati e accetto l’invito di Maurizio Salvador a Barcis, per rappresentare la Commissione a un premio letterario, di cui non conoscevo gli estremi, ma che poi avrei capito essere di poesia dialettale. Sto lì qualche ora, non capisco quasi nulla, perché si trattava di versi nelle lingue vernacolari più lontane. Però mi accorgo che il Presidente della giuria del Premio, dedicato al poeta dialettale Malattia della Vallata, è Antonio Piromalli, un grande amico di mio zio Bruno Cavallini. Piromalli, insegnante a Ferrara, diventato poi professore all’università e ispettore del Ministero quindi con una posizione molto autorevole, solenne, poiché era collegato ai “terminali” del potere ministeriale –, aveva scritto un bel libro sulla letteratura della sua regione, la Calabria”.“Vedo Barcis, vedo il posto bellissimo, vedo il lago e ascolto le figure, anche di un certo rilievo, che partecipavano al premio e poi faccio il mio discorso, osannando Piromalli e lodando questa iniziativa. L’anno successivo, ritornando nella stessa piacevole situazione, pensai di proporre un altro premio – con il criterio subito stabilito di una giuria composta da un numero dispari di giurati inferiore al tre (Sgarbi è l’unico giurato, n.d.r.) – a integrazione del Premio di Barcis, dedicato a Bruno Cavallini, e con il preciso mandato di avere il vincitore un testo scritto in lingua italiana, magari anche tradotto. E da lì è partito – conclude Sgarbi - il Premio Cavallini con Gaio Fratini, primo premiato, a cui ne sono seguiti tanti altri in questi 20 anni”.
Il premio è stato assegnato nel 1997 a Gaio Fratini, nel 1998 alla Rivista Panta, nel 1999 a Younis Tawfik con premio speciale a Egi Volterrani, nel 2000 a Franco Loi, nel 2001 a Alain Elkann, nel 2002 a Franco Marcoaldi, nel 2003 a Gian Antonio Cibotto, nel 2004 a Edoardo Nesi, nel 2005 a Diego Marani, nel 2006 a Pino Roveredo, nel 2007, anno in cui il premio si è sdoppiato, a Alexandre Jardin e Giovanni Reale, nel 2008 a Lucio Dalla, Marco Alemanno e Matteo Collura, nel 2009, a Mauro Corona e Pierluigi Panza, nel 2010 a Claudio Magris e Folco Quilici, nel 2011 a Roberto Vecchioni e Alessandro Spina, nel 2012 alla cantante Alice e allo scrittore Maurizio Di Giovanni, nel 2013 a Pierluigi Cappello, Eleonora Cavallini, Tommaso Cerno con premio speciale a Boris Pahor, nel 2014 a Nuccio Ordine con premio speciale a Raffaele La Capria e, lo scorso anno, a Jean-Louis Georgelin, Marc Fumaroli e Ramin Bahrami.
COME È NATO IL PREMIO “CAVALLINI” Maurizio Salvador, già sindaco di Barcis e presidente del Comitato organizzatore dei Premi letterari “Giuseppe Malattia della Vallata” e “Bruno Cavallini”
Il Premio “Bruno Cavallini”, istituito da Vittorio Sgarbi nel 1996 a Barcis, sarà consegnato sabato 29 ottobre alle 17,30 al Convento di San Francesco a Pordenone, a Oscar Farinetti, Paolo Portoghesi e Giuseppe Sgarbi. L’iniziativa è organizzata con il patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia, della Provincia di Pordenone, dei Comuni di Pordenone e di Barcis e della Pro Barcis.
Come è nato il Premio “Bruno Cavallini”? Direi quasi per scherzo. E perché a Barcis, in Valcellina provincia di Pordenone così lontana da Codifiume dove Bruno Cavallini nacque il 26 maggio 1920, così diversa da Ferrara dove fu docente di storia dell’arte, poi di italiano e latino nel Liceo Classico “Ariosto”, così piccola rispetto a Milano dove fu preside in diversi Licei e dove morì il 1° aprile 1984?
Il Premio Cavallini nasce all’interno del Premio Letterario “Giuseppe Malattia della Vallata” istituito nel 1988 per celebrare ed onorare la sua figura di poeta, sensibile cantore, cultore e studioso dei valori tradizionali, delle memorie e della storia della nostra terra. Giuseppe Malattia nasce nel 1875 a Barcis in
Pian della Vallata. Oltre che poeta, bibliofilo e studioso della storia della Valcellina e della parlata di Barcis fu impegnato in prima persona nella vita pubblica. Morì a Venezia il 7 dicembre 1948. Il “Premio Malattia”, giunto alla XXIX edizione, negli anni è via via cresciuto. Istituito per ricordare questo figlio della Valcellina e di Barcis è riuscito a farsi conoscere a livello nazionale con ottimi risultati.
Nella primavera del 1996 da Sindaco di Barcis ebbi la fortuna di incontrare Vittorio Sgarbi che salì in Valcellina. In quell’occasione gli feci omaggio di alcune pubblicazioni che avevamo realizzato nell’ambito del Premio Malattia e insieme gli consegnai il regolamento e la composizione della giuria del “nostro” Premio letterario.
Sgarbi notò subito la presenza all’interno della giuria del professor Antonio Piromalli di cui, successivamente, il 14 luglio 2002, in occasione della sua partecipazione alla cerimonia di premiazione della XV edizione del Premio Malattia descrisse i legami con la propria famiglia: “Piromalli frequentava la nostra casa, quando essa era un cenacolo, assolutamente sotterraneo, in cui mio zio teneva banco con un’autorità che derivava dal suo carattere e dalla forza del suo pensiero, ma anche dalle sue passioni. Tanto che devo molto a quei giorni…”. Nel ’96, in occasione della sua prima partecipazione al Premio, Sgarbi affermava: “… non c’è un premio più lontano dalla mia formazione, dalla mia cultura di questo, perché io ho una cultura potentemente antidialettale. Ciò dipende anche, credo, dalla influenza di Piromalli sulla mia famiglia.
Piromalli è stato vicino ai miei genitori, a mia madre in particolare e a mio zio, quando insegnava a Ferrara, e si è creata nella mia famiglia una piccola religione, un singolare culto, il mito della letteratura. Mio zio era letterato, mio padre leggeva i poeti e mia zia, la sorella di mia madre, ha fatto un’edizione interfogliata, come dicono gli specialisti, del Pinocchio di Collodi correggendo la lingua di Collodi, non abbastanza pura per lei, per cui mi trovavo da ragazzo con mia madre, mio padre e mia zia che mi impedivano di parlare il dialetto, perché io parlassi un italiano puro”.
Ecco allora che, scoprendo nella giuria del Premio Malattia la presenza di un amico della sua famiglia come era Antonio Piromalli, si impegnò a ritornare e ciò avvenne il 4 agosto del 1996.
In quell’occasione e nel suo intervento durante la premiazione pronunciò delle parole che furono la pietra miliare del Premio “Bruno Cavallini”.
“Quando il nostro Sindaco ha pensato di fare un premio per onorare la memoria di un grande concittadino, evidentemente ha pensato anche a chi poteva esserne il nume tutelare, e scegliendo un calabrese così sensibile alla cultura letteraria nazionale, ha creato questo straniamento, mettendo un calabrese di fronte a un uomo che ha avuto gran parte della sua esperienza a Barcis, quale è stato Giuseppe Malattia della Vallata. Questo è un segnale di profonda civiltà che va rimarcato, e io sono venuto a Barcis apposta anche per sottolineare questo singolare connubio che ritrova qui a Barcis l’Italia unita e non divisa. Per questo, come
segno di stima, avevo proposto, e credo si potrà fare per la prossima edizione del premio, di dare anche un mio contributo personale a questa idea e cioè che io possa indicare, ogni anno, uno tra i grandi poeti italiani, di lingua italiana, il quale venga a Barcis per un dialogo con la civiltà locale espressa dai poeti dialettali segnalati dalla giuria”.
Così è nato il Premio “Bruno Cavallini”; da queste semplici parole di Vittorio Sgarbi ha preso forma questo premio in memoria dello zio che negli anni ha contribuito a dare lustro alla nostra valle.
Il premio è stato assegnato nel 1997 a Gaio Fratini, nel 1998 alla Rivista Panta, nel 1999 a Younis Tawfik con premio speciale a Egi Volterrani, nel 2000 a Franco Loi, nel 2001 a Alain Elkann, nel 2002 a Franco Marcoaldi, nel 2003 a Gian Antonio Cibotto, nel 2004 a Edoardo Nesi, nel 2005 a Diego Marani, nel 2006 a
Pino Roveredo, nel 2007, anno in cui il premio si è sdoppiato, a Alexandre Jardin e Giovanni Reale, nel 2008 a Lucio Dalla, Marco Alemanno e Matteo Collura, nel 2009 a Mauro Corona e Pierluigi Panza, nel 2010 a Claudio Magris e Folco Quilici, nel 2011 a Roberto Vecchioni e Alessandro Spina, nel 2012 alla cantante Alice e a Maurizio Di Giovanni, nel 2013 a Boris Pahor, Pierluigi Cappello, Tommaso Cerno e Eleonora Cavallini, nel 2014 a Nuccio Ordine e Raffaele La Capria e, lo scorso anno, a Jean-Louis Georgelin, Marc Fumaroli e Ramin Bahrami.
Un appuntamento da non perdere, per scoprire ancor una volta quanto nasca di valido e qualificato culturalmente nel territorio della provincia di Pordenone.
Devo ringraziare la famiglia Sgarbi che dal ’97 ad oggi ha sempre partecipato in maniera entusiasta a quest’iniziativa che vuole ricordare la figura di questo grande uomo dalla straordinaria sensibilità umana e artistica che fu Bruno Cavallini, padre di Eleonora, fratello di Rina e Romana, cognato di Giuseppe e zio di Vittorio e Elisabetta.
Nel 2004 Lubrina Editore ha pubblicato di Bruno Cavallini Includo due o tre viole che ho raccolto oggi durante la marcia, Lettera di un militare, mentre il Comune di Barcis ha dato alle stampe l’Antologia 1997- 2003 del Premio “Bruno Cavallini”, a cura di Maurizio Salvador e Aldo Colonnello dal titolo Davanti a un lago di stelle dipinte.
Nel 1998, il 19 luglio, il Comune di Barcis ha conferito la cittadinanza onoraria a Vittorio Sgarbi, volendo con questo atto premiare, attraverso lui, una famiglia che ha fatto e fa della cultura un veicolo di fratellanza e un’occasione per rafforzare vincoli di amicizia autentica.
Nel 2004 Antonio Piromalli è mancato improvvisamente; i Premi “Malattia” e “Cavallini” hanno perso un amico il cui addio ci lascia “più poveri e più soli”.
Negli anni scorsi ci ha lasciato anche Romana Cavallini, sorella di Bruno, di cui Lubrina Editori ha pubblicato, nella collana Poesie, E venne una donna angelica, a cura di Elisabetta Sgarbi e Ornella Bramani.
Il 3 novembre del 2015 è mancata Rina Cavallini Sgarbi, mamma di Vittorio e di Elisabetta. Donna di grande intelligenza, elegante e ironica.
Persona d’altri tempi per preparazione culturale e temperamento, Rina sapeva però essere anche molto dolce. Con la sua amabilità, il suo affetto e la costante presenza ci ha accompagnato e sostenuto, insieme al caro marito Giuseppe, lungo tutta la storia del Premio e di questo le saremo sempre immensamente grati.